Che cos’è il digital contact tracing?
Corea del Sud e Cina hanno già avuto esperienza con la modalità di tracciamento digitale per regolare le misure sanitarie, ma come funzionerà in Italia?
Già la traduzione letterale dice tutto: il contact tracing è il “tracciamento dei contatti” che in ambito sanitario serve a comprendere e tener traccia di quali e quante persone sono venute in contatto tra di loro.
Sicuramente di recente ne avrai sentito molto parlare a proposito della famosissima App Immuni che sta per essere rilasciata, sembrerebbe, tra fine maggio /inizio giugno.
Il sistema di tracciamento digitale dei contatti, fondamentale per il funzionamento dell’App Immuni, servirà alle autorità sanitarie per segnalare gli eventuali contagi che possono esser scaturiti dai contatti tra le persone nella fase post lockdown dovuta al Covid-19.
Cosa vuol dire che un’App usa il digital contact tracing?
Il funzionamento del contact tracing è semplice: la protagonista del sistema sarà la funzione bluetooth dello smartphone.
Essa, restando costantemente attiva sul nostro dispositivo, emetterà un segnale a bassa intensità che verrà recepito, crittografato e registrato dai dispositivi limitrofi che ovviamente devono aver installato la stessa tecnologia.
In questo modo i due dispositivi che entrano in contatto di prossimità registrano i propri numeri identificativi, la quantità di tempo durante la quale sono stati vicini e la distanza intercorsa tra di loro.
Il contact tracing, dunque, non prevede l’uso della posizione GPS e non accumula dati di geolocalizzazione (non è quindi possibile raccogliere le posizioni degli utenti e i loro relativi movimenti), ma grazie alla tecnologia di Bluethoot Low Energy è in grado di registrare e tenere in memoria i contatti che sono avvenuti e la relativa vicinanza.
Il sistema inoltre, grazie a delle chiavi crittografiche che vengono assegnate ad ogni dispositivo e costantemente rinnovate, garantisce anche l’anonimato dei relativi proprietari e permette di non registrare alcun dato specifico del device (marca, modello, posizione).
Qualche nozione in più su Immuni
Nel caso di Immuni, e del suo sistema di digital contact tracing, qualora il possessore di uno dei due telefoni risultasse positivo al Covid-19, l’app provvederà ad allertare tutti i dispositivi che hanno mantenuto contatti più ravvicinati o per un esteso periodo di tempo con la persona infetta.
Tutta la procedura di segnalazione di contatto avvenuto con una persona affetta da covid-19 partirà solo in caso di accertamento di contagio da parte delle autorità sanitarie, e anche in quel caso, sarà necessario il consenso dell’interessato per poter far partire la segnalazione dai server delle autorità sanitarie (il cui gestore in Italia sarà Sogei).
Sul sito www.innovazione.gov.it è possibile consultare maggiori informazioni sull’App Immuni.
Il codice sorgente dell’App Immuni è stato rilasciato pubblicamente, clicca qui per scoprire di più.
Per quanto riguarda i grandi colossi che gestiscono gli stores principali delle App, parliamo di Google e Apple, c’è da dire che sicuramente avranno molto da collaborare. Fondamentale sarà per le aziende far comunicare le diverse tecnologie di bluetooth delle tipologie differenti di telefoni.
Per poter raggiungere questo determinato scopo, una delle condizioni imposte è che ogni paese abbia una unica App, altrimenti si rischia di perdere i benefici dell’utilizzo dello stesso sistema per tutti i dispositivi facendo fallire i principi stessi del contact tracing che devono necessariamente condividere lo stesso standard.
I due colossi della tecnologia hanno dunque creato un protocollo comune che prevedesse un “sistema di notifica decentralizzato”, utilizzando pseudonimi per tracciare colui che risulterà positivo all’infezione e senza che avvenga nessuna identificazione diretta e “in chiaro”.
Le App di contact Tracing per Sars-Cov-2, non solo Immuni, seguiranno dunque degli standard che possano garantire maggiore affidabilità e omologarsi a tutti i device. Lo scopo sarà quindi anche quello di garantire la difesa della privacy e del nuovo GDPR secondo i regolamenti delle aziende che seguono l’Advanced Encryption Standard, protocollo di sicurezza che anche la Nasa segue.
Il settore informatico si è da subito speso per offrire il proprio contributo alla ricerca per il virus. IBM in particolare ha impegnato i supercomputer, leggi il nostro articolo per saperne di più.
Scopri anche cosa vuol dire “Open source”, Immuni ha reso pubblico il codice sorgente dell’App.
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