Organi artificiali stampati in 3d: si può?
Gli studi arrivano dai laboratori di Buffalo, e i primi test sembrano essere molto soddisfacenti.
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Dall’Università di Buffalo nuovi esperimenti aprono le porte all’ingegneria medica e alla tecnologia dedicata all’innovazione scientifica/biologica.
Le stampanti 3d sono state spesso prese in considerazione in campo medico per la stampa degli organi, impianti di tessuti e produzioni di parti anatomiche sostitutive estremamente adattabili e personalizzate.
Gli studi in questo settore infatti sono stati numerosi e continuano ancora ad attirare le attenzioni di scienziati e ingegneri.
La tecnologia può essere un concreto aiuto per la medicina?
Ovvio che si, come lo è stata già in passato, anche la stampa 3d e le sue continue evoluzioni sono ormai il futuro della scienza medica.
La stampa 3d si evolve sempre più velocemente, e gli studi gli studi dell’Università di Buffalo, US, hanno dimostrato l’estrema potenzialità del mezzo.
I nuovi “organi” sono prodotti con questo sistema innovativo in tempi da record.
Se prima produrre una mano sintetica necessitava di 6 ore, adesso saranno sufficienti 19 minuti.
Qual è la novità nella stampa 3d per la medicina?
La tecnologia di base impiega un gel a base acquosa che viene “stampato” dalla macchina con la tecnologia della stereolitografia. Il prodotto stampato si solidifica a contatto con un liquido secondo il processo di polimerizzazione.
Eravamo già stati spettatori dell’utilizzo delle stampanti 3d in diversi ambiti specialmente quello industriale, di design o nell’edilizia.
Ma queste evoluzioni nel campo medico ci sembrano sempre più affascinanti e piene di potenziale.
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Fonte: puntoinformatico.it
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