Floppy addio, è ora di passare al portachiavi


La capienza del floppy è inadeguata per le dimensioni dei file di oggi. Quali sono le soluzioni, per trasferire e trasportare dati, adatte per le esigenze moderne?


Quand'è stata l'ultima volta che avete usato un dischetto per trasferire un programma da un computer a un altro? Probabilmente è successo così tanto tempo fa che non ve lo ricordate. Con poche eccezioni, oggigiorno i file contenenti programmi e dati superano ampiamente la capienza di un dischetto. Su un floppy standard da 1,44 megabyte non ci sta nemmeno una singola canzone in formato MP3. La maggior parte dei programmi attualmente in circolazione richiede decine di megabyte; ed è meglio non parlare delle dimensioni di videoclip e sistemi operativi. Si arriva così a situazioni abbastanza comiche in cui si masterizza un CD "usa e getta" per trasferire qualche decina di megabyte, oppure si trasferisce un file inviandolo via Internet come allegato, con le conseguenti lentezze e i problemi di intasamento di mailbox che ben conosciamo.

Megabyte nel ciondolo
E' qui che entra in scena il portachiavi USB: un oggetto grande appunto come un portachiavi (e usabile come tale o come ciondolo da appendere al collo), contenente un connettore USB e della memoria non volatile allo stato solido. Le capienze variano da 16 megabyte a 1 gigabyte, più che sufficienti per ogni esigenza, e i prezzi sono in continua discesa. E' un dispositivo che non richiede alimentazione esterna ed è completamente privo di software di installazione: si infila nell'ormai onnipresente porta USB del computer. Sul desktop compare automaticamente l'icona di un disco aggiuntivo, sul quale si può scrivere e leggere come se fosse un dischetto.

La superiorità rispetto alle altre soluzioni è presto evidente. Portare con sé i propri programmi e dati preferiti è un gioco da ragazzi. Il portachiavi USB è molto più agevole da portare in tasca rispetto a un CD (salvo forse i mini-CD, che però sono introvabili in versione riscrivibile), si scrive molto più rapidamente ed è di gran lunga meno fragile. Oltretutto, essendo scrivibile e cancellabile esattamente come un normale disco, è molto più facile da gestire anche rispetto a un CD riscrivibile.

La facilità d'uso di questo aggeggio, tuttavia, pone un paio di problemi di sicurezza. Il primo è che il portachiavi, essendo così minuscolo, si perde (o si ruba) facilmente. Il suo contenuto di dati potrebbe far gola a qualche malintenzionato. Per fortuna quasi tutti questi dispositivi offrono un'opzione di cifratura dei dati, che consente l'accesso soltanto tramite password.

Il secondo problema è inverso: il portachiavi con memoria è uno strumento ideale per rubare i dati degli altri. E' di moda andare nei negozi di informatica con questi gingilli, infilarli nei vari computer accesi e succhiarne il contenuto (spesso contengono copie non installate di brani musicali, videoclip e programmi): l'operazione è rapidissima, e con i moderni case dotati di porte USB sul frontale non occorre neppure mettere le mani dietro il computer.

Analogamente, questi dispositivi sono molto comodi per lo spionaggio industriale. Molte aziende hanno norme severissime sull'ingresso e l'uscita di CD e dischetti, ma ora è necessario includere fra gli oggetti vietati anche i portachiavi. Un altro grattacapo per gli addetti alla sicurezza, insomma.

Floppy in pensione
A questo punto, il drive per dischetti è sostanzialmente superfluo, soprattutto nei laptop, dove consuma una quantità di spazio spropositata rispetto alle prestazioni fornite. Non stupisce che alcuni fabbricanti di PC stiano iniziando a vendere computer privi di drive per floppy, secondo la tendenza lanciata quasi cinque anni fa da Apple con il suo iMac. Al posto del drive viene fornito appunto un portachiavi USB.

Una delle poche limitazioni di questi dispositivi, rispetto al dischetto, è la quasi impossibilità di usarli per avviare il PC. Sarebbe magnifico poter installare un sistema operativo d'emergenza sul portachiavi e usarlo per fare boot e resuscitare un PC in panne oppure per lavorare sul computer altrui senza toccarne il contenuto, usando il proprio sistema operativo preferito. Tuttavia se il BIOS del PC è in grado di fare boot da un dispositivo connesso alla porta USB, con alcune marche di portachiavi USB questo è già possibile.

E' dunque ora di cominciare a trasferire a un altro supporto il contenuto dei propri dischetti, in modo da essere pronto per quando il drive da tre pollici e mezzo sarà introvabile come lo è adesso quello da 5,25. L'unica cosa che resta da fare, a questo punto, è trovare un nome decente per questi oggetti. E questa è forse la loro maggiore difficoltà.

Notizia pubblicata in data : 24 Luglio 2003


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