HP e le cartucce consumabili, tra politica e tecnologia
In occasione della tappa italiana del tour "HP Science of supplies", due portavoce della nota azienda nordamericana hanno approfondito diversi aspetti e argomenti legati ai materiali di consumo impiegati nelle stampanti HP. Con una precedente notizia ne avevamo dato annuncio e avevamo raccolto le vostre domande: laddove possibile abbiamo provato a dare una risposta a tali quesiti. Per comodità abbiamo preferito includere le risposte nel testo, andando a comporre un discorso organico. Passiamo ora ad analizzare alcuni elementi fondamentali per poter meglio capire e comprendere la tematica trattata. Quando si parla di "materiali di consumo" si intendono quelle che comunemente vengono chiamate "cartucce" o "toner": si tratta pertanto delle parti che durante il funzionamento della stampante, sia essa a getto d'inchiostro o laser, si consumano e sul lungo periodo si esauriscono. La percezione che ho sempre avuto, almeno personalmente, di questi particolari componenti è sempre stata piuttosto vaga e generica: non credo di generalizzare troppo quando dico che spesso vengono identificati con il termine "inchiostro". Quando parlo di inchiostro mi figuro mentalmente il calamaio con la penna o la cara vecchia penna bic trasparente, con il livello dell'inchiostro ben visibile. A ben vedere invece il discorso non è proprio così semplice Di cosa si tratta? Di una particella di toner. Piccola, estremamente piccola, tanto da essere in media grossa come 1/16 del diametro di un capello umano. All'interno di un normale toner per stampanti laser sono presenti circa 5 miliardi di queste particelle. Discorso simile può essere affrontato con le cartucce e l'inchiostro contenuto al loro interno: per lo sviluppo di una nuova formula sono infatti necessari dai 3 ai 5 anni di ricerca, oltre a investimenti pari a miliardi di dollari. La composizione di un normale inchiostro non è solo acqua e colorante: sono presenti numerosi agenti e additivi, le cui proporizioni risultano fondamentali. Una moderna cartuccia ad inchiostro, inoltre, grazie alla propria testina è capace di rilasciare 30 milioni di gocce di inchiostro al secondo, per questo è necessario che l'inchiostro sia quanto più possibile ottimizzato per tale funzionamento. Insomma, non semplici contenitori di inchiostro ma veri e propri prodotti tecnologici che per quanto il pensiero comune possa "sminuirli", rappresentano indubbiamente il risultato di importanti ricerche e tecniche produttive che sono state capaci di evolvere la stampa e portarla ai livelli che sono oggi ben visibili a tutti. Fonte: Businessmagazine.it Notizia pubblicata in data : |